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Speciale PA - Una nuova governance per l’innovazione in Italia

Innovare nella Pubblica Amministrazione si può, ma serve una visione condivisa e coerente per mettere a fattor comune le eccellenze, che non mancano, consentendo così al Paese di recuperare il terreno perso in questi ultimi anni. Opinioni a confronto in un convegno del Politecnico di Milano

20 Ott 2010

L’innovazione, in un perimetro che include le tecnologie, i processi e i comportamenti, è una leva fondamentale per dare al Paese la spinta necessaria a recuperare il terreno perso in questi anni. Si tratta di un’opportunità concreta, da cogliere subito, facendo tesoro dell’esperienza dei numerosi casi di eccellenza italiani e internazionali. Eppure, i segnali che arrivano dalle forze politiche e dai vertici della Pubblica Amministrazione in questa direzione sono ancora troppo deboli. Ne è convinto Pierfilippo Roggero, Presidente e AD Fujitsu Technology Solutions Italia e Senior Vice President SW Europe di Fujitsu, che si è fatto portavoce delle forze innovatrici del Paese in un convegno organizzato sul tema presso il Politecnico di Milano. Quello che sembra mancare al nostro Paese è una governance dell’innovazione, ovvero un progetto condiviso e coerente in grado di far convergere le forze vive del Paese, per tirare le fila verso un obiettivo comune. All’evento, moderato dal presidente della School of Management del Politecnico, Umberto Bertelè, hanno partecipato docenti, esponenti politici, rappresentanti del mondo bancario e di associazioni di categoria. Alessandro Perego, responsabile scientifico Osservatori ICT & Management del Politecnico di Milano, ha presentato alcuni risultati delle ricerche sul campo realizzate in questi anni nel nostro Paese, mostrando che l’innovazione non solo è possibile, ma apporta significativi benefici misurabili. «L’esperienza di tante realtà di eccellenza – ha affermato Perego – mostra come un elevato livello di informatizzazione delle strutture della PA possa portare contemporaneamente a migliori performance economiche e a servizi qualitativamente più elevati.

La Fatturazione Elettronica, solo per fare un esempio, è un progetto di innovazione che può “liberare risorse” per oltre 3 miliardi di euro nella PA e quasi 10 miliardi di euro nelle imprese, estendibili a 60 se si considera tutto il ciclo ordine-pagamento». Grandi opportunità esistono anche nella Sanità e negli acquisti della PA attraverso l’eProcurement. Alla tavola rotonda sono poi intervenuti, Davide Giacalone, Presidente dell’Agenzia per la Diffusione delle Tecnologie per l’Innovazione, Giorgio Stracquadanio, Parlamentare del PdL, Carlo Bonomi, Presidente Gruppo Terziario Innovativo Assolombarda, Danilo Broggi, AD di Consip, Luigi Carunchio, Presidente dell’Unione Nazionale Giovani Dottori Commercialisti, Antonio Cianci, Consigliere per l’innovazione tecnologica del Ministero per la PA e l’Innovazione, Liliana Fratini Passi, Segretario Generale del Consorzio CBI, e Giuliano Noci Responsabile Scientifico Progetti di eGovernment, Politecnico di Milano. Il punto di partenza del dibattito è stata la “salute” del Sistema Italia, che appare preoccupante, soprattutto se si considera che nel contesto europeo i segnali incoraggianti non mancano, quali i recenti dati sulla crescita della Germania, intorno al 2%, o sull’occupazione in leggera ripresa in Francia. «La crescita italiana è intorno all’1% – ha ricordato Roggero -. Siamo in una situazione di stasi, ovvero stiamo tirando a campare. Soffriamo di perdita competitività perchè il sistema è troppo complesso e l’approccio all’innovazione tecnologica è decisamente debole. In più, il Paese sembra non essere in grado di attirare nuovi capitali stranieri. Le multinazionali non investono: assistiamo a una desertificazione, in termini industriali». I dati dicono, infatti, che gli investimenti delle multinazionali sono in contrazione: nel 2009 hanno raggiunto i 400 miliardi di dollari, mentre in Francia sono più del triplo. Nello stesso anno, gli investimenti diretti da soggetti esteri in Italia sono stati pari a 30 miliardi di dollari, la metà rispetto a Francia e Inghilterra. Per imboccare la strada della crescita è necessario dunque rivedere e semplificare processi e regole comportamentali, e, soprattutto, ridurre la burocrazia, attraverso iniziative strutturate e coerenti. «Negli ultimi tempi si è diffusa la convinzione che la crisi sia dovuta a una mancanza di regole e a un eccessivo disimpegno da parte del settore pubblico nel mercato – ha continuato Roggero -. Io ritengo, invece, che si evidenzi l’opposto. Abbiamo troppe regole, una giustizia lenta e tasse poco chiare e difficili da pagare. I processi della PA sono inefficienti». Allargando lo sguardo all’Europa è facile individuare numerosi esempi positivi, anche in Paesi che, da un punto di vista economico, stanno attraversando difficoltà superiori a quelle italiane.

È il caso del Portogallo, che nel 2005 ha avviato un progetto di semplificazione della PA, chiamato Simplex, ottenendo significativi benefici, o della Spagna, che insieme ai paesi nordici ha saputo recepire rapidamente le indicazioni dell’Unione Europea in tema di Fatturazione Elettronica, una grande opportunità che vede l’Italia molto indietro, anche per la mancanza di una legislazione in materia. Altro esempio eccellente è quello della cartella clinica elettronica adottata di recente in Francia a livello centralizzato, dopo un dibattito durato quattro anni, che consente un risparmio stimato in 1 miliardo di euro anno. La gestione dei progetti, una volta avviati, deve anche essere efficace, e questo è un altro dei problemi che l’Italia si trova spesso ad affrontare. Un modello di che sta ottenendo positivo riscontro è la Private-Public Partnership, applicato con successo in Inghilterra. Si tratta di una versione estesa del concetto di outsourcing, in cui la gestione e la responsabilità dei progetti pubblici viene affidata a società terze private, con benefici in termini di efficienza. «In materia di outsourcing – ha affermato Roggero – crediamo si stiano aprendo delle ottime opportunità in Italia, testimonianza del fatto che anche da noi sempre più aziende stanno assegnando a terzi i propri processi “non-core”. È attualmente in corso una importante gara per la gestione dell’infrastruttura tecnologica di Ferrovie dello Stato, gara che vale più di un miliardo di euro, a cui Fujitsu partecipa in raggruppamento con altre imprese. Fujitsu porterà la propria esperienza internazionale nei progetti di outsourcing nel settore dei trasporti: tra i nostri clienti annoveriamo a Caminhos de Ferro portoghesi, di cui gestiamo il ticketing, Metro di Madrid cui forniamo servizi di Managed Center, SNCF per il maintenance, ATOC per il Managed IT, oltre a DB, la metropolitana di Berlino e altri. L’aggiudicazione della gara ci permetterebbe di portare investimenti e sviluppo nel nostro Paese, creando nuova occupazione per forza lavoro altamente qualificata». Nella situazione attuale, dunque, c’è il rischio che tutti gli investimenti, compresi quelli ICT, finiscano con l’essere tagliati o rimandati. A fronte di questo fondato timore, l’auspicio è che cresca la consapevolezza da parte di politici e dirigenti della PA, del ruolo insostituibile che le tecnologie ICT possono avere nel raggiungimento degli obiettivi prioritari di controllo e razionalizzazione della spesa, ma anche e sopratutto di miglioramento della qualità dei processi e del livello di servizio al cittadino.

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