Circular economy

Le quattro best practice per costruire una “Full Circle” Supply Chain

I business model incentrati sulla “circular economy”, un approccio pensato per eliminare il sottoutilizzo delle risorse, sono in forte espansione sul piano culturale. Ma le aziende faticano a concretizzarli. Un primo passo è realizzare una supply chain “a circuito chiuso”: i suggerimenti di Accenture Strategy

21 Giu 2017

Secondo una recente indagine di Accenture Strategy su un panel di più di 500 aziende con fatturato superiore a un miliardo di dollari, più del 90% ha adottato modelli di business incentrati sulla cosiddetta “circular economy” e quasi tutte le aziende manifatturiere hanno strutturato da tempo una strategia di supply chain circolare con politiche ad hoc per il riciclaggio e il recupero dei materiali.

In realtà con un’analisi più approfondita Accenture Strategy ha capito che la stragrande maggioranza delle aziende adotta il concetto di circolarità (intesa come economia in grado di auto sostenersi in un ciclo continuo dove parte dei materiali recuperati dai prodotti a fine vita sono usati come materie prime) solo in linea di principio, senza tuttavia riuscire a catturare il pieno potenziale dell’approccio, che richiede prima di tutto la costruzione di un ecosistema molto collaborativo di aziende, partner, fornitori e mercati.

Una circular economy efficace parte dalla supply chain

Secondo gli esperti, per riuscire a catturare le potenzialità della “circular economy” si dovrebbe iniziare dalle operation collegate alla gestione della supply chain. Per poter offrire risposte concrete, Sudipta Ghosh e Harry Morrison, analisti di Accenture Strategy, hanno stilato un vero e proprio vademecum dal quale si desumono le quattro best practice da seguire per la costruzione/gestione di una “full circle” supply chain.

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1) Mantenere sempre alta la focalizzazione sui circular business model per catturare le giuste opportunità: secondo dati Accenture (“Automotive’s latest model: redefining competitiveness through the circular economy”, 2016) a oggi ci sono autovetture inutilizzate nel mondo per un valore di 7mila miliardi di dollari. È un dato che lascia intravedere incredibili opportunità, per esempio in termini di noleggio delle auto in città: il report cita per esempio car2go di Daimler come caso di utilizzo della capacità produttiva esistente con un modello completamente nuovo, l’offerta di servizi di mobilità a tempo invece che di prodotti materiali (le auto). Per riuscire a cogliere un’opportunità simile, scrive Accenture Strategy, serve una capacità di visione molto ampia che va ben oltre la ricerca dei modi migliori per riciclare i materiali.

2) Abbattere i silos: un efficace approccio alla circolarità richiede una collaborazione strategica ed estesa con i fornitori e tra le funzioni aziendali, dall’R&D fino all’ufficio acquisti, dalla produzione alle vendite, al marketing, fino ovviamente al supply chain management. Molto spesso le barriere interne alle aziende limitano le opportunità: il riciclaggio è così diffuso perché coinvolge un solo silo funzionale. E invece le opportunità migliori del modello circular nascono da un approccio di insieme e dalla costruzione di un ecosistema di partner.

3) Far partire il “ciclo” dal top management: come sempre, è dalla capacità di leadership del top management che dipende molto spesso il successo o meno di una iniziativa. Quella di una supply chain circolare non fa eccezione; gli executive delle aziende sono coloro che devono creare gli imperativi di business, “forzare” i cambiamenti culturali e governare il cambiamento, anche attraverso le corrette misurazioni, che significa unire ai Kpi più tradizionali come Ebitda e margine lordo nuovi parametri di analisi che servono a definire il livello e l’efficacia della circolarità (per esempio, le quantità dei ritiri dei materiali da riciclare, il livello di degrado e il potenziale di riutilizzo dei materiali, il grado di “nuova produttività” delle risorse, ecc.).

4) Sfruttare al massimo la leva digitale: le tecnologie come l’Internet of Things, l’Rfid e le analytics sono strumenti indispensabili per integrare al meglio i piani e le attività della “full circle” supply chain con le operation aziendali; l’obiettivo è poter tenere traccia delle risorse monitorandone l’utilizzo e la capacità/potenzialità di riciclo. Le soluzioni tecnologiche consentono alle aziende di avere una comprensione più granulare del valore dei materiali per poter valutare con più esattezza le condizioni dei beni, delle risorse, dei prodotti, delle materie prime, determinando con più efficacia quando e come necessitano di interventi di manutenzione, sostituzione, dismissione.

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