Venture capital

Incentivi alle Start-up, pronta la bozza del decreto attuativo

Il Ministero dello Sviluppo Economico ha identificato i tipi di agevolazioni e le regole per accedere agli incentivi destinati a chi investe in società innovative

08 Mar 2013

All’ombra della formula “disbrigo degli affari correnti” che caratterizza l’attività di questo periodo di interregno, il governo sta lavorando al decreto sulle start-up.

Dopo avere consultato AIFI (l’Associazione del venture capital) a Iban (il network dei business angel), il ministero dello Sviluppo Economico ha inviato al ministero dell’Economia la bozza del decreto attuativo per gli incentivi destinati a chi investe in società innovative.

Il testo dovrebbe dare il via libera all’articolo 29 del decreto sviluppo bis, ma i tempi di attuazione dipendono anche dalla Commissione europea che deve dare l’ok all’operazione. A questo proposito proprio per evitare i rischi delle procedure europee per gli aiuti di stato il decreto prevede che gli incentivi vadano a chi investe e non alle aziende che ricevono i finanziamenti.

Fondamentale è poi l’impegno del prossimo Governo perché il provvedimento non si areni visto che i finanziamenti hanno una durata triennale.


Un decreto in cinque articoli
Il decreto è composto da cinque articoli che definiscono con precisione chi può accedere agli incentivi.

Si tratta delle persone fisiche o società che decidono di investire risorse reali direttamente o attraverso OICR (Organismi di investimento collettivo del risparmio) o altre società “che a loro volta investano prevalentemente in start-up”.

Le agevolazioni fiscali sugli investimenti – cumulabili con le esenzioni sulle remunerazioni attraverso stock option previste dall’articolo 27 dello stesso decreto – valgono per i periodi d’imposta dal 2013 al 2015. E aprono la porta a una detrazione del 19% per le persone fisiche e a una deduzione dal reddito d’impresa per i soggetti Ires del 20% sulle somme investite.

L’investimento massimo in una o più start-up ammesso allo sconto fiscale non potrà comunque eccedere, in ciascun periodo d’imposta, l’importo di 500mila euro per la detrazione Irpef e 1,8 milioni di euro per la deduzione Ires.

Le persone fisiche potranno detrarre dall’Irpef lorda il 19% della somma investita, con un tetto di 500 mila euro a patto che lo mantengano per due anni. Se il tetto viene superato la somma eccedente può essere portata in detrazione in aggiunta ai 500 mila euro anche l’anno successivo, ma non oltre il terzo.

Le società-veicolo invece, possono dedurre dall’imponibile il 20% della somma investita che non può superare 1,8 milioni di euro.

Un regime differente è previsto per le start up con vocazione sociale o ad alto valore tecnologico in campo energetico. In questi casi la detrazione per le persone fisiche sale al 25% e al 27% arriva quelle per le società. I tetti rimangono invariati.

Gli investimenti possono essere diretti o indiretti, realizzati attraverso un veicolo che può essere un fondo o una società, ed effettuati “prevalentemente” ma non unicamente in una o più società purché azioni o quote acquisite risultino tra le immobilizzazioni finanziarie del bilancio chiuso al 31 dicembre del 2013,2014,2015 e rappresentino oltre il 50% delle immobilizzazioni complessive inserite in bilancio.

Le agevolazioni decadono in caso di cessione a titolo oneroso o gratuito del proprio investimento prima di due anni, con tanto di modalità per la restituzione dello sconto incassato.

Per ottenere gli sconti fiscali è necessario mostrare il certificato che attesti l’iscrizione alla camera di commercio nello speciale registro delle imprese al quale per il momento si sono iscritte solo un centinaio di aziende innovative. Per le start up sociali, innovativa o che operano in campo energetico è prevista l’autocertificazione.

Adesso si attende il parere del ministero dell’Economia che su alcuni punti potrebbe avere una visione più restrittiva.

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