Opinioni

Perché il 2017 sarà l’anno della Leadership responsabile

Uno dei temi dell’edizione 2017 del World Economic Forum di Davos è “Responsive and Responsible Leadership”. Secondo il presidente di CA Technologies, per imprenditori e manager significa anche farsi carico del deficit di competenze digitali di cui tanto si parla, al fine di tenere il passo con l’innovazione

11 Gen 2017

Marco Comastri - President & General Manager, CA TechnologiesL’inizio di un nuovo anno è spesso foriero di voglia di cambiamento. Alla fine di ogni anno è diffusa la consuetudine di formulare dei buoni propositi per i dodici mesi successivi, scegliendoli fra una moltitudine di spunti. Per quanto mi riguarda, sul piano personale mi ripropongo di andare ogni tanto a sciare con i figli; su quello professionale mi piacerebbe anche continuare a sostenere la prossima generazione di talenti in campo tecnologico.

Dal punto di vista dei responsabili aziendali, uno degli ultimi sviluppi (che proseguirà sicuramente anche nel 2017) riguarda i tempi rapidi in cui le preferenze dei consumatori incidono sulle tecnologie in uso. Questo ritmo serrato di cambiamento è molto favorevole all’innovazione, ma rischia di fomentare lo scontento che già serpeggia nei confronti della globalizzazione, andando ad aggravare lo stato d’animo di una schiera crescente di persone che ha la sensazione di restare indietro. Tanto per fare un esempio, un recente studio ha rilevato che quasi la metà dei cittadini dell’Unione Europea considera la globalizzazione una minaccia.

Il World Economic Forum di Davos è da sempre uno dei momenti clou dell’anno. Il tema dell’edizione 2017 sarà “Responsive and Responsible Leadership”, ovvero capacità di comando reattiva e responsabile. Ritengo cruciale perseguire uno stile di leadership che contempli tutti questi elementi atti a realizzare organizzazioni flessibili e adattabili – organismi in grado di smorzare eventuali paure sulla globalizzazione. Se potessi suggerire io un proposito per l’anno entrante ai responsabili di aziende e governi, il proposito sarebbe quello di cercare di prendere tutte le decisioni in un’ottica di leadership reattiva e responsabile.

Dall’osservatorio che il ruolo da me occupato in CA Technologies mi offre, vedo ogni giorno in azione il fenomeno della globalizzazione, ovunque e sempre caratterizzata dalla presenza della medesima costante – gli utenti finali – che possono appartenere al mondo consumer e/o a quello business (o rivestire l’uno o l’altro ruolo a seconda del momento). Gli utenti sono la vera leva del cambiamento, in quanto sono i loro consumi a generare la richiesta di tecnologie più veloci ed efficienti. E questa richiesta a sua volta induce un cambiamento continuo della tecnologia per assecondare le esigenze degli utenti. E il ciclo si ripete.

La predisposizione al cambiamento

Come vi dirà qualsiasi addetto ai rapporti con i clienti, il cliente ha sempre ragione. In altri termini: nel momento in cui il cliente si aspetta un cambiamento in tempi brevi, le aziende devono assicurarglielo. In che modo? Tenendosi sempre pronte a cambiare. “Built to Change” è stato proprio il tema trattato in novembre dal CEO di CA, Mike Gregoire, nel suo discorso di apertura a CA World (qui il resoconto dell’evento). Le aziende devono essere capaci di cambiare in modo da tenere il passo con l’evolversi dei bisogni e delle aspettative dei clienti – sia sul piano della capacità di reazione (per cogliere nuove opportunità) sia su quello della responsabilità (per adeguarsi, ad esempio, a nuove norme di legge).

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Occorre tuttavia considerare alcune conseguenze derivanti dall’adozione di un approccio di predisposizione al cambiamento: ad esempio, la maggiore ricerca di alcune competenze a scapito di altre. Gli utenti consumer che spronano le aziende a cambiare sono a loro volta lavoratori perciò tali richieste finiscono con l’incidere anche sul loro futuro lavorativo.

A mio parere, un’immagine calzante per descrivere questo fenomeno potrebbe essere quella del “vortice dell’economia delle applicazioni”.

Molti imprenditori e responsabili aziendali reagiscono secondo una logica monodimensionale ai mutati bisogni degli utenti finali. Nel 2017, però, saranno costretti ad ampliare il raggio delle loro reazioni: non potranno più limitarsi a rincorrere le richieste degli utenti finali e dovranno iniziare ad assumersi precise responsabilità.

Intendo con questo le responsabilità per gli effetti del cambiamento. Ad esempio, è importante soddisfare i bisogni dei consumatori, ma le aziende devono anche continuare a coltivare e diversificare il bacino dei talenti che, come abbiamo accennato, è costituito da molti degli stessi utenti consumer. In altre parole, stimolare maggiormente i giovani, e soprattutto le ragazze, a intraprendere percorsi di studio nell’ambito delle materie tecnico-scientifiche (STEM, Science Technology Engineering and Mathematics). È l’unico modo per colmare quel deficit di competenze di cui tanto si parla al fine di tenere il passo con l’innovazione.

Anche per questo motivo sono orgoglioso di far parte di un’azienda molto attiva in questo senso. Il programma Create Tomorrow di CA è stato concepito proprio al fine di ispirare la prossima generazione femminile a farsi portatrice dell’innovazione tecnologica. È tuttavia fondamentale che tale programma goda anche dell’appoggio dei governi.

Il 1° dicembre, quando l’Unione Europea ha lanciato la Coalizione UE per le competenze e le occupazioni digitali, CA si è impegnata a raggiungere nel corso del prossimo anno 2.000 studenti e 150 insegnanti per promuovere le materie STEM e far fronte al problema delle scarse quote rosa in ambito tecnologico: ecco un proposito che insieme a CA intendo mantenere nell’anno entrante.

Un futuro per tutti

È indispensabile che l’innovazione parta dalla base. Dobbiamo innovare i curricula di studio e introdurre metodologie didattiche più stimolanti. È cruciale ‘rinnovare’ le modalità di sviluppo delle competenze e alimentare gli interessi delle nuove leve. Dobbiamo assolutamente rivedere i processi e le modalità di ricerca e fidelizzazione dei talenti. Questa responsabilità spetta sia ai governi che alle aziende.

In tal senso, la leadership responsabile deve figurare fra i buoni propositi per il nuovo anno di tutti noi. Come consumatori, tutti contribuiamo a indirizzare il cambiamento perciò è fondamentale collaborare e fare squadra anziché agire da soli. La tecnologia può farci lavorare meglio, aiutarci a rilanciare l’economia e migliorare la società. La tecnologia non deve essere vista come la causa della perdita del lavoro.

A conti fatti, tutti noi dobbiamo operare le scelte giuste in modo di sfruttare la tecnologia per sviluppare le competenze e professionalità più idonee a contribuire al successo della collettività. Questa dev’essere la nostra risposta alle sfide poste dalla tecnologia e dalla globalizzazione: una responsabilità che ricade sulle spalle di tutti.

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