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Le Regioni e l’innovazione, ognuno per sé

La seconda edizione del rapporto Cisis sull’innovazione nell’Italia delle Regioni fotografa un avanzamento verso il mondo del digitale a macchia di leopardo, con la Sanità che raccoglie la maggior parte degli investimenti complessivi. In un anno ridotto di 4 punti percentuali il Digital Divide

07 Feb 2013

Le regioni italiane sono venti, ma le leggi sulla società dell’informazione sono 28. Si passa dalla Calabria, che non ha nessun tipo di normativa, al Piemonte che oltre alla legge generale ne ha anche una specifica. Una proliferazione normativa forse esagerata che dal punto di vista delle risorse si traduce in 5,3 miliardi di euro. I dati contenuti nel “Rapporto sull’innovazione nell’Italia delle Regioni” del Cisis, il Centro interregionale sistemi informativi, statistici e geografici, assegna all’e-health la maggior parte degli investimenti (559 milioni), mentre 113 milioni vanno all’interoperabilità e 85 alla dematerializzazione. 96 milioni sono destinati alla realizzazione e integrazione dei sistemi informativi territoriali, mentre l’infomobilità registra interventi molto differenti. Non tutti investono in questo settore e chi lo fa ci mette un milione di euro o 87 come la Sardegna.

Ricerca e innovazione invece portano a casa 357 milioni di investimenti e agli enti locali ne vanno altri 459 milioni.

La seconda edizione del rapporto fotografa una situazione non inaspettata. Sempre un po’ a macchia di leopardo, anche se si vede la spinta che in questi anni è arrivata per passare al digitale.

Il digital divide, per esempio, rimane un problema, ma è indubbio che i miglioramenti ci sono stati visto che dal 9% dello scorso anno si è scesi di oltre quattro punti percentuali. Non tutti si sono dotati di un programma che detti le linee guida per banda larga e ultralarga che in totale vale 593 milioni di investimenti per la prima e 448 per la seconda.

Lazio, Basilicata e Calabria ne fanno a meno, anche se quest’ultima regione destina 101 milioni di euro agli investimenti per l’Internet veloce, sorpassata solo da Sicilia con 112 milioni e Friuli Venezia Giulia che in budget ha 125 milioni di euro.

Le Regioni hanno attivato negli anni numerosi progetti per aumentare la copertura del territorio nelle aree marginali e a fallimento di mercato. Per quanto riguarda l’ultra larga, però, siamo ancora allo stadio iniziale. “Il progetto strategico Agenda digitale del ministero dello Sviluppo economico, recentemente annunciato, sarà realizzato con un primo intervento attuativo nel contesto del Piano di azione coesione mediante utilizzo di fondi strutturali a cui aderiscono le regioni del Sud”. Altre invece come Sardegna, provincia di Trento e Lombardia hanno lanciato iniziative autonome.

Ampi margini di miglioramento ci sono sul fronte della security. L’unità locale, istituita per il governo degli aspetti di sicurezza relativi all’adesione al Sistema pubblico di connettività, è presente solo in 11 regioni e per quanto riguarda il green computing tre regioni utilizzano applicativi per accensione o spegnimento automatico dei pc, 15 hanno lo stand by automatico per i desktop, o per i monitori (17), 13 si occupano del risparmio di energia per le stampanti personali o di rete (20) e 11 regioni utilizzano lo spegnimento automatico delle stampanti.

La carta regionale dei servizi è stata distribuita in oltre venti milioni di esemplari in 14 regioni. Si tratta nella maggior parte di tessere sanitarie utilizzate come carte multifunzione che consentono l’archiviazione dei dati e l’accesso in totale a 175 servizi di cui un terzo di tipo sanitario, un quinto per le imprese e altri come pagamento tributi, istruzione e territorio.

La Lombardia l’ha fornita a tutti i cittadini ed è in testa alla classifica, seguita da Friuli e Provincia autonoma di Bolzano. Se guardiamo alle attivazioni in prima posizione c’è la Valle d’Aosta con il 93% seguita da Friuli Venezia Giulia con il 47% e Toscana con il 30%.

Altri dati dicono che venti regioni utilizzano la firma elettronica nella gestione dei processi interni, sei enti permettono il pagamento online delle prestazioni sanitarie, il 13% dei cittadini ha un fascicolo sanitario elettronico attivo, 11 regioni hanno un portale come Sportello unico delle attività produttive, mentre sul fronte degli open data sette regioni hanno un inquadramento normativo e altre otto stanno programmando un intervento di questo tipo. Al momento sono 984 i dataset pubblicati.

Infine, la scuola. I progetti attivi sono 53e riguardano soprattutto l’informatizzazione di aule e laboratori e la pubblicazione di portali regionali con informazioni sulle opportunità formative. Nove regioni finanziano interventi per la formazione di dei docenti all’uso dell’Ict e altrettante sostengono le famiglie nell’acquisizione di hardware o connettività.

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