digital transformation

Industria 4.0, il gruppo BIP crea il centro di competenze digitali xScience

Per supportare i progetti della Quarta rivoluzione industriale, la multinazionale italiana di consulenza ha costituito un team di 160 esperti basato sulle acquisizioni Ars et Inventio (innovazione e creatività), Open Knowledge (digital e social transformation) e soprattutto Sketchin (design thinking)

27 Set 2016

Fabio Troiani (a sinistra) e Carlo Capè (a destra), co-fondatori e AD di BIP, con Luca Mascaro, AD di SketchinCon perfetto tempismo, proprio nei giorni in cui il mondo dei media e dell’economia in Italia non sta parlando d’altro, la multinazionale italiana di consulenza BIP (Business Integration Partners) ha presentato ieri xScience, una divisione e centro di competenza dedicato al tema Industria 4.0.

In pratica xScience mette insieme le competenze digitali dei team X.Tech e Cybersec di BIP con quelle delle sue recenti acquisizioni: Ars et Inventio (innovazione e creatività), Open Knowledge (digital e social transformation) e la ticinese Sketchin (design thinking).

Rispetto alla totalità di BIP, che opera in 11 paesi con 1500 professionisti e 140 milioni di fatturato, xScience comprende circa 160 specialisti con un giro d’affari di circa 18 milioni, 30 clienti attivi e 100 progetti in corso.

La nuova divisione del Gruppo è stata presentata ieri da Fabio Troiani, co-fondatore e AD di BIP, e Luca Mascaro, AD di Sketchin, nel corso di una tavola rotonda che ha coinvolto anche i due imprenditori e venture capitalist Massimiliano Magrini (managing partner di United Ventures) e Fabio Cannavale (AD di Lastminute.com), l’assessore al lavoro e attività produttive del Comune di Milano Cristina Tajani e il deputato Lorenzo Basso, relatore dell’indagine conoscitiva “Industria 4.0” della Commissione Attività Produttive della Camera, indagine da cui è nato il Piano “industria 4.0” del Governo, presentato dal Ministro Carlo Calenda e dal Premier Matteo Renzi nei giorni scorsi.

«Questo Piano è un enorme passo avanti per il mondo imprenditoriale italiano – ha detto Troiani – ma affinché il paese possa effettivamente partecipare a questa rivoluzione, bisogna puntare su incentivi per il disegno, l’ingegneria e la produzione di robot e relativi software: non solo per il loro acquisto, ma per far sì che possano essere prodotti in Italia e poi esportati verso i mercati più rilevanti, come Cina, Germania e USA. In questo quadro il ruolo della consulenza è di aiutare aziende ed enti pubblici a colmare la momentanea lacuna delle competenze digitali più “disruptive”, e la costituzione di xScience serve proprio a questo».

L’idea quindi è di supportare i progetti della quarta rivoluzione industriale che saranno la normalità nei prossimi anni. Per esempio, ha continuato Troiani, le banche dovranno creare servizi che conciliano intelligenza artificiale, rob-advisor e intuizione umana dei consulenti finanziari umani per massimizzare i profitti dei clienti privati, utility e telecom dovranno analizzare i Big Data provenienti dai sensori sulle loro reti infrastrutturali per creare nuovi servizi, le società di trasporti dovranno ripensare il concetto di mobilità creando servizi di trasporto urbano basati su veicoli self-driving e nuovi approcci di car sharing.

«Abbiamo messo insieme 160 esperti di tecnologie e metodologie di frontiera, per esempio il training contestuale, che prevede l’assistenza dei robot agli addetti durante le loro attività quotidiane, la generazione di idee, visto che non si può solo basarsi sui benchmark, la web collaboration, l’analisi e interpretazione dei Big Data – abbiamo un gruppo di 50 data scientist, la sicurezza informatica, visto che ormai tutto funziona con il software, e qualsiasi software può essere attaccato dagli hacker, e naturalmente il design thinking di Sketchin, un’area di competenza che 10 anni fa non esisteva». Design thinking su cui è sceso più in dettaglio Luca Mascaro, AD di Sketchin: «Si tratta di una metodologia nata per sistematizzare, per “rendere un processo” il modo di pensare e di operare di designer e progettisti. Oggi lo usiamo per far “praticare” la progettazione a chi non progetta di mestiere, tipicamente i clienti finali, con l’obiettivo di capire come fare il prodotto o servizio migliore per risolvere una data esigenza usando la tecnologia. Il design thinking ha avuto una spinta decisiva dalle tecnologie di analisi dei dati, che oggi ci consentono di capire tutto del cliente, e in particolare come e perché si comporta in un dato modo e quali sono esattamente le sue aspettative».

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