Il commento

Facebook, boom di utile e fatturato. Allora perché le azioni crollano?

Il social network ha annunciato di avere chiuso il terzo trimestre dell’anno con un forte aumento di margine e ricavi. Ma ha anche anticipato che non sarà in grado di tenere questo passo in futuro. La conseguenza in Borsa? Una pesante caduta del titolo, che ha bruciato 30 miliardi di dollari. Umberto Bertelè ne spiega le ragioni

03 Nov 2016

@umbertobertele

Umberto Bertelè, professore emerito al Politecnico di Milano, è autore di “Strategia”, edizioni Egea, disponibile in questi giorni nella seconda edizione, focalizzata sulla trasformazione digitale. A questo link è disponibile un e-book in pdf, realizzato in occasione dell’uscita del nuovo libro, che raccoglie le riflessioni pubblicate nell’arco di quasi 7 anni su Digital4Executive.

Boom di Facebook, utile a 2,3 miliardi”: era il titolo – apparso ieri a tarda sera sul sito di Repubblica – dell’articolo relativo alla presentazione della trimestrale da parte dell’amministratore delegato Mark Zuckerberg, co-fondatore e vera anima della società. Che proseguiva: “Il social network più importante del mondo (…) ha chiuso il terzo trimestre dell’anno con un forte aumento dell’utile e dei ricavi, che ha permesso di battere le stime degli analisti”.

Una notizia estremamente positiva, che contrastava però con il titolo – “Facebook shares drop 8% on revenue growth warning” – che alla stessa notizia dava il Financial Times, con riferimento alla pesante caduta del titolo. Una caduta che ha fatto perdere quasi 30 miliardi di dollari al valore di Borsa di circa 370 della società, quinta al mondo per capitalizzazione: una caduta rilevantissima, se si pensa che tutta Unicredit vale 15 miliardi di dollari e FCA meno di 9. Ha sbagliato allora Repubblica? No, l’articolo era anzi molto accurato ma aveva omesso un “piccolo” particolare: l’annuncio di Zuckerberg che il tasso di crescita di Facebook era destinato a ridursi significativamente nel 2017, un annuncio che ha scatenato il mercato finanziario.

Ha qualche fondamento il calo della capitalizzazione o si è trattato dell’ennesima isteria di un mercato ormai gestito in larghissima misura dai software dei grandi fondi? Un fondamento c’è, ed è legato alla formula – ben nota a chi si occupa di finanza – con cui “si calcola” il valore di una società, che tiene conto allo stesso tempo della profittabilità corrente e delle prospettive di crescita della profittabilità stessa. Il valore che il mercato attribuiva a Facebook – 370 miliardi – rifletteva in larga misura le aspettative di crescita e, al primo segnale di possibile calo della crescita, il mercato ha reagito “rifacendo il calcolo”.

Un calo definitivo? Non è detto, tutto potrebbe di nuovo cambiare se emergesse qualche nuovo segnale (anche debole) che facesse apparire troppo pessimistiche le previsioni di Zuckerberg.

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