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#CloudSereno, Aruba e il nuovo canale tra le nuvole

Il vendor compete nella galassia globale del cloud puntando con forza su un modello ibrido. Grazie anche al sostegno dei partner

08 Nov 2016

Di cloud tutti parlano e le opportunità sicuramente non mancano. Anche se gli ostacoli non mancano, in particolare di tipo normativo e culturale. Un operatore italiano che si sta muovendo su questo terreno, appannaggio soprattutto di grandi operatori internazionali, è Aruba, come racconta Stefano Sordi, Chief marketing Officer di Aruba: «La nostra strategia sul cloud, settore in cui siamo attivi dal 2011, si sta evolvendo. Ci sono due anime che la stanno supportando. Innanzitutto quella più classica, da Iaas provider per l’offerta di servizi di cloud computing, che sono usufruibili dagli utenti soprattutto on line. A questa si affianca una strategia più di tipo enterprise, per venire incontro alle esigenze di questo mercato che si sta aprendo a questa tecnologia. Il nostro cloud rappresenta l’infrastruttura di riferimento ed è in grado di portare dei vantaggi in termini di soluzioni. Soluzioni che sono soprattutto ibride. Abbiamo visto infatti che, nonostante la presenza di un comune denominatore, le imprese non hanno mai una singola esigenza, dunque difficilmente si riesce a standardizzare. Abbiamo perciò adottato la logica del cloud ibrido come concetto che ci porta a risolvere delle situazioni specifiche in termini di integrazione di soluzioni fisiche e cloud, sia pubbliche che private, adottando soluzioni ad hoc in funzione di alcuni vendor di software o di apparati hardware molto specifici».

Una politica che passa da un forte investimento tecnologico e dalla scommessa sul canale: «In Italia, i nostri data center attivi oggi sono due, la novità degli ultimi tempi è che ne apriremo uno nuovo di grandi dimensioni nel Nord Italia e questo sarà uno dei principali argomenti di go to market. Perché con questo miriamo a servire il mercato settentrionale sia attraverso un accounting diretto sui clienti finali di taglia enterprise, ma anche attraverso lo sviluppo di partnership soprattutto con gli integratori di sistema».

Uno sviluppo, quello del cloud, che può e deve andare di pari passo con quello della sicurezza, come racconta Luca Bechelli, Comitato direttivo del Clusit: «Sicuramente il freno più rilevante per l’adozione del cloud è una mancanza di conoscenza. Spesso le normative non negano alle aziende l’opportunità di trasferire i propri dati sul cloud. Il tema della sicurezza è comunque presente, perché con il passaggio alla nuvola spostano un sacco di informazioni. La domanda che occorre farsi è se, quando si tengono in casa queste informazioni, queste siano davvero al sicuro. Già normalmente, con gli smartphone utilizzati dai singoli utenti, abbiamo i dati al di fuori del perimetro aziendale. Credo che il cloud possa costituire un’opportunità per le aziende se questo processo è governato secondo prospettive di sicurezza. La scelta del provider è importante e alcuni soggetti hanno caratteristiche che possono essere prese in considerazione.

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