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Alterna raggiunge quota 700 clienti grazie a un approccio "by example"

Il System Integrator, Gold Partner di Microsoft e parte di Altea Federation, è oggi una realtà da 160 persone e un giro d’affari di 17,5 milioni di euro, cresciuto del 35% nell’ultimo anno. Un traguardo festeggiato con un evento di kick off a Milano, durante il quale si è parlato poco di tecnologie IT e molto di innovazione. Sul palco, tra gli altri, il CEO di Alterna, Matteo Giovanditti e il Presidente e fondatore di Altea, Andrea Ruscica

17 Feb 2016

Andrea Ruscica, Presidente di AlternaPensare in orizzontale e agire in verticale. Così, in nuce, potrebbe essere riassunta la visione strategica della bolognese Alterna. La società, che fa parte della galassia Altea Federation, opera come system integrator con un focus particolare sugli ambienti Microsoft. Lo fa con una strategia volutamente cross settoriale ma un’ottica verticale, portando ai clienti l’esperienza maturata in alcuni ambiti come il manifatturiero, la distribuzione, il retail e i servizi. Quello che Alterna propone, infatti, è un approccio pragmatico, che i suoi vertici definiscono “by example” (sulla base di case study) nel quale i pionieri di alcuni settori, quelli più propensi a sperimentare, permettono di costruire un bacino di competenze utile ad accelerare il processo di digitalizzazione anche nelle realtà più conservatrici. «La nostra struttura societaria – spiega il suo istrionico Presidente, Andrea Ruscica, parlando a partner e clienti riuniti a Milano in occasione del kick off di Alterna – ci permette di affrontare il mercato come i grandi system integrator internazionali ma senza le loro rigidità di sistema. Spesso da visionari ma internalizzando il rischio dell’innovazione, senza scaricarlo sul cliente». «Il valore delle sinergie a livello di gruppo – concorda il CEO di Alterna, Matteo Giovanditti – è fondamentale per la nostra crescita. Siamo un Gold Partner di Microsoft, un’organizzazione di 160 persone, con 700 clienti e un giro d’affari di 17,5 milioni di euro, cresciuto del 35% nell’ultimo anno».

Una realtà che ha anche formalizzato all’interno del proprio organigramma un ruolo, quello dell’Innovation Manager, che poche aziende italiane contemplano e che in Alterna è affidato a Ciro Bertinelli. «Per me innovare – spiega – significa saper mixare due elementi che hanno un suono simile. Adottare, anzitutto. E per adottare dobbiamo essere un pochino strabici e avere un occhio puntato verso il futuro, agendo spesso come pionieri, e l’altro fisso sul passato, per creare valore anche nelle aziende più caute ad adottare le tecnologie digitali. Secondo, ma non per questo meno importante, innovare significa adattare. Questo presuppone una profonda conoscenza della tecnologia, che dobbiamo riuscire a implementare in modo che non prevarichi mai sull’organizzazione». E Ruscica conferma: «In Italia alcuni settori come il banking, la moda o il retail sono più propensi a innovare mentre in altri prevale l’idea che sia necessario minimizzare i rischi connessi alla digitalizzazione. Noi cerchiamo di annullare questo gap creando al nostro interno le competenze utili e razionalizzando le best practice sulle nuove tecnologie, in modo da ridurre il tempo e il rischio associato alla digital transformation delle realtà più restie ad abbracciarla».

«La nuova rivoluzione delle macchine»

«La nuova rivoluzione delle macchine» è il titolo di un best seller più volte citato nel corso dell’evento meneghino. Scritto a quattro mani da Eric Brynjolfsson e Andrew McAfee, ricercatori del MIT (Massachusetts Institute of Technology) di Boston, teorizza la scomparsa di alcuni lavori “di concetto” per effetto della progressiva amalgama delle tecnologie digitali in tutti gli aspetti del nostro quotidiano. Gli autori sostengono che la convergenza digitale di hardware sempre più potenti ed economici e applicazioni sempre più sofisticate porterà a una nuova rivoluzione che, al contrario di quella industriale – che meccanizzava il lavoro manuale – porterà all’automazione massiccia del lavoro intellettuale. I due ricercatori definiscono il momento storico attuale come il più dirompente di tutta l’evoluzione umana: la quarta rivoluzione industriale, che si fonda sulla digital transformation.

L’innovazione ricombinante

Ciro Bertinelli, Innovation Manager di AlternaQuali sono, al dunque, gli elementi che hanno reso possibile la trasformazione digitale? Secondo McAfee e Brynjolfsson, in primis la crescita esponenziale delle capacità elaborative, per cui oggi è possibile avere potenza di calcolo da supercomputer nello spazio di uno smartphone. In seconda battuta, la progressiva tendenza a memorizzare tutto quello che ci circonda, come insegna l’Internet of Things. Infine, l’innovazione ricombinante, per cui è possibile generare valore aggiunto e migliorare la produttività non creando ex novo ma ricomponendo le tecnologie esistenti secondo nuove modalità finora inesplorate.

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«Il concetto dell’innovazione ricombinante è un mantra per noi – è convinto Ruscica –. Le diverse federate ci assicurano una visione a 360° delle esigenze di digitalizzazione delle aziende italiane. Questo ci permette, per esempio, di mutuare tecnologie e software pensati per settori diversi e ricomporli, in modo da creare una soluzione sartoriale, come un abito che calzi a pennello sulla taglia e le necessità del cliente. È necessario parlare la lingua del cliente, quindi essere verticali e avere il know-how delle diverse industrie, ma anche guardare a quel che succede di buono negli altri settori».

Anche Microsoft, con il nuovo corso avviato dal CEO Satya Nadella tre anni fa, ha fatto propri i principi teorizzati dai due guru della trasformazione digitale McAfee e Brynjolfsson. Un esempio tangibile di innovazione ricombinante citato da Ruscica è l’integrazione dei sensori Kinect, inizialmente pensati per la consolle di videogiochi omonima, con il software 3D Builder per la stampa tridimensionale, che oggi è in grado di compiere una scansione a colori completa del corpo umano o di altri elementi complessi.

Massimiliano Ortalli, Direttore della divisione Dynamics di Microsoft Italia, partner per eccellenza di Alterna, ha sottolineato come il concetto di microservizio sia il fulcro progettuale di GigJam, applicazione presentata lo scorso luglio dalla casa di Redmond con l’intento di rendere più facile e intuitiva l’esperienza del lavoro condiviso. Pensato per gli smart worker che operano su una pletora di dispositivi e sui diversi social networkMassimiliano Ortalli nuovo direttore della divisione Dynamics di Microsoft Italia, GigJam permette di creare gruppi di lavoro trascinando applicazioni e documenti su una schermata, gestendo facilmente i privilegi d’accesso e consentendo a colleghi e collaboratori di accedere in tempo reale alle applicazioni coinvolte, ciascuno per la sua parte di competenza. All’apparenza nulla di che, in realtà una rivoluzione che permette di sfruttare le applicazioni già in uso come l’ERP o il CRM e spartirne porzioni più o meno significative con altri individui. Non più, quindi, documenti condivisi ma vere e proprie app in comune, a tutto vantaggio della produttività interdivisionale. «GigJam – conclude Ruscica – ricombina l’esistente in modo innovativo, rendendo possibile la creazione di microservizi e microfunzionalità che, al momento, vengono gestite in azienda in modo caotico. In questo spazio, noi come Alterna siamo in grado di fare la differenza e creare, anche in futuro, nuovo valore per i nostri clienti».

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